Materiali dal Messico, La Ventana


::Maggio 2023::

Mexico

Baja California Sur

Sulla rotta dei migranti

Editoriale


Questa volta non li respingiamo i migranti. Questa volta li aneliamo, li inseguiamo, li blandiamo. Andiamo per vedere le mobule e ci ritroviamo sulla rotta migratoria di una varietà impressionante di cetacei, mammiferi marini, odontoceti e misticeti. Andiamo per classificare le mobule, mobula mobular o mobula munkiana, e ci ritroviamo a identificare Moctezuma e Quetzalli, la coppia di orche capostipiti della famiglia, il pod di linea matriarcale che attraversa il Mar de Cortés, sulla rotta dei migranti.
Sono ancora sbalordita, incredula. Quello che è successo dall'altra parte del mondo, nella settimana centrale di questo maggio alluvionato, ha un che di fantascientifico, di sovrannaturale, di prodigioso. La settimana dei prodigi.
Località La Ventana, Baja California Sur. Si parte la mattina alle sei, dopo un'alzataccia antelucana. Si sale sulla barca, alla ricerca. Le mobule si palesano a pelo d'acqua, precedute dagli esemplari più esuberanti, che si lanciano come razzi verso il cielo. Ricadono fragorose, spanciano sulla superficie del mare come tuffatrici maldestre. Sfidano la gravità con tutto l'impeto primitivo di una forza primaria, primordiale. Si entra in acqua. Centinaia di esemplari nuotano in gruppo. Corrono, sfilano, si riuniscono in palle enormi e informi. Migrano. Che spettacolo.
Si risale a bordo. Il capitano, ritto sulla tolda di prua, scruta l'orizzonte. Non siamo su un antico veliero, ma la scena riporta alle iconiche immagini de Gli ammutinanti del Bounty. Il silenzio è pieno di tensione, di concentrazione. All'improvviso un urlo. Non è "Terra, terra"! No. È "orche, orche"! La pinna dorsale del maschio si erge turgida e dominante dal blu del mare. Poi due, poi altre due. Tutta la famiglia al completo. Un'agitazione scomposta, incontrollabile si impadronisce di noi, entriamo in acqua con il fiatone, una, due, dieci volte, fino a quando un'orca fiera e altezzosa appare sotto di noi, con le sue chiazze bianche e nere. Attraversa l'acqua, la visuale, attraversa il mare. Migrando.
La giornata dei prodigi.
Il secondo giorno si risale in barca. I delfini solcano le onde. Sono tursiopi, surfano l'acqua, in gruppi di decine di esemplari. Ma aspetta, qui sotto lo scafo appaiono in contemporanea le stenelle, fanno a gara con il motore dell'imbarcazione, riflettono le striature del dorso che riluccicano al sole. Ma guarda là in fondo, ce ne sono altri. E sono diversi. Hanno il ventre bianco che, nel nuoto a delfino, risplende e si mimetizza al riparo dai predatori. Tre specie differenti, tutte nello stesso giorno. Che spettacolo. L'acquario del mondo, anche se in un acquario tutti insieme non ci entrerebbero.
Il terzo giorno sveglia alle tre e mezza di mattina. L'alba sale alle cinque e venticinque e dobbiamo essere sul posto per assistere al sorgere del sole. Tutti dritti, attenti, con le macchine fotografiche impostate. Teleobiettivi potentissimi. È questione di fortuna, di concentrazione. Bisogna stare immobili, in attesa. Eccole, una, due, tre. Le mobule saltano, salutano il sole che nasce. Sono pochi secondi, preziosi, unici, per catturare l'immagine del volo della mobula agli albori del nuovo giorno. Che spettacolo.
Domani si va sott'acqua con le bombole a La Reina, località Isla Cerralvo. Fondale sfolgorante di vita autoctona, dalle pastinache tonde di Cortez (Urobatis Maculatus) alle torpedini ocellate (Diplobatis Ommata), il carosello dei leoni marini è un vero manicomio. Ti mordono le pinne, ti vengono in faccia, sbattono il muso sugli scafandri delle macchine fotografiche e, a un certo punto, ti accorgi che qualcosa o qualcuno armeggia alle tue spalle. È il leone marino, il più audace e burlone di tutti, che cerca di sfilarti il cappuccio dalla testa. Incredibile.
Arriviamo al quinto giorno. Sbuffi vaporosi riempiono l'aria. Balene! Fin whales (balenottere comuni) e megattere, la mamma con il suo piccolo, solcano i flutti, dolci, imponenti. Ma la sentinella sulla tolda è sempre lì, scruta l'orizzonte. "Cachalote!" grida. Capodogli! Mette in acqua l'idrofono, il canto del cetaceo più affascinante del mondo sommerso risuona sul ponte della barca, è ritmato, acuto, struggente. Si lancia il drone, le immagini dall'alto descrivono una meraviglia della natura. Si entra in acqua, si scruta il fondale nero come l'inchiostro. La sagoma di un capodoglio juvenil, adolescente, appare nella nebulosa, si avvicina, rompe per contrasto la scarsa visibilità e riluce con la sua coda bianca e il corpo possente. Attraversa l'acqua, la visuale. Che spettacolo. Tre specie di cetacei, tutti insieme, tutte lo stesso giorno, nel loro eterno flusso migratorio.
Si riparte. Qualcosa si affianca alla barca, cos'è? È uno squalo tigre, lì, in superficie. Siamo increduli, stupiti, stupefatti, ma non è solo. Pinne di marlin o pesce vela sbucano dal blu. Una macchia nera si intravede nella trasparenza, ci tuffiamo, è un baitball di maccarelli, piccoli sgombri. Si tengono stretti, gli uni agli altri, diventano impenetrabili, ma i tonni li attaccano per ghermire, per espugnare la fortezza. È una lotta all'ultimo sangue. La lotta per la sopravvivenza.
La barca fa una sosta in una baia luminescente. Le fregate pattugliano dall'alto in attesa di catturare la preda. I pellicani si precipitano, si fiondano come furie, affondano il becco per rubare le sardine lanciate dai pescatori. Le macchine fotografiche sono tutte lì, sommerse, a cercare lo scatto miracoloso, così, alla cieca.
Il sesto giorno il mare è cristallino. Dalla superficie traslucida, spuntano ali, pinne, corpi in movimento. Quello che accade sott'acqua ha il crisma dell'incantamento. Sette mobule mobular, le più grandi della specie, danzano, si rappresentano in un ballo allegorico. È l'allegoria della bellezza, che rapisce i sensi e ti catapulta in un vortice emozionale.
L'ultimo giorno è un via vai di imbarcazioni, di apneisti, un affollamento generale. Che succede ancora? Due tartarughe marine sono intente nel sacro rito dell'accoppiamento, lì, in mezzo al mare, tranquille, impudiche. Ciò non dà diritto a chicchessia di violare la loro privacy, ma, tant'è, questo accade, nello speranzoso tentativo di scattare la foto sensazionale. La coppia innamorata guarda i fotografi con sufficienza, è lì ad adempiere l'atto creativo più antico dell'universo per poi riprendere la via nel suo eterno ritorno di migrazione.
La settimana dei prodigi lascia sbalorditi, stupefatti, attoniti. L'acquario del mondo ci saluta lasciandoci in dono un tesoro inestimabile di ricordi, di emozioni, di meraviglia. Nella varietà, nella differenza, nella diversità, è qui la ricchezza. Solo qui, in Baja California Sur, sulla rotta dei migranti.

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