Materiali dalle Azzorre


::Agosto 2014::

Portogallo - Azzorre - Ilha do Pico

Açores, gli sparvieri dell'Atlantico

Quando nel XV secolo i navigatori portoghesi scoprirono le isole Azzorre, le chiamarono Açores, sparvieri, confondendoli con i nibbi, i rapaci che nidificavano sulle scogliere selvagge. Sull'Ilha do Pico, una delle isole centrali, al tramonto altri volatili planano sulle rocce taglienti per riunirsi al proprio partner dopo una giornata di pesca nelle acqueturbinose dell'Oceano. Le berte maggiori riempiono l'aria dei loro richiami d'amore, insieme con altri rappresentanti della famiglia delle procellarie, uccelli marini delle tempeste. Sì, perché qui è il tempo delle tempeste, il luogo del vento e la terra del fuoco. Isola vulcanica, ha il picco più alto del Portogallo, 2351 metri, che domina l'isola da cui prende il nome, con la cima perennemente circondata dalle nuvole. Carattere duro e selvatico, la cultura lusitana di nomadismo navigatore si sposa con la tradizione baleniera, che ancora sopravvive in una sorta di riconversione salvifica per le numerose specie di cetacei. Nel loro moto perpetuo di migrazione, solcano stagionalmente le acque che lambiscono le coste frastagliate dell'isola, rendendola un santuario di tutela marina e ambientale. Patrimonio mondiale dell'Umanità dell'Unesco per i vigneti, i cui vitigni sono separati da muretti di pietra lavica, curraletas, e affondano le radici nella roccia basaltica, capolavoro di coltivazione che sfida le intemperie di un clima ostile e indomabile, in continuità con una tradizione ancestrale che si rinnova nel tempo. Luogo da uomini duri,dalla pelle bruciata dal sole, segnata dal vento che lascia rughe profonde sui visi scuri e coriacei. Caratteri burberi, spicci, non c'è spazio per inutili cerimonie. Ed è inutile offendersi se l'approccio è brusco, secco, sbrigativo. Il rispetto lo si ottiene ponendosi sullo stesso piano, rispondendo alla stessa maniera, diretta e senza smancerie. Carattere indolente, pigro, lento, è il tempo della natura, che non si agita, che non si affretta. Pare strano per chi è abituato ad affannarsi, e qui come non mai l'ansia dell'aspettativa risulta inconcludente ed inadeguata. Piuttosto è più idoneo adattarsi a questi ritmi, godendo dei colori della vegetazione verde brillante, dei profumi dei fiori come le ortensie che circondano le case e delle caldeiras, sorgenti calde che creano laghetti incastonati tra le rocce. Perché quando ci si immerge in mare aperto, la musica cambia.

Collocata in pieno Oceano Atlantico, a metà strada tra l'Europa peninsulare ed il Nord America, l'acqua che lambisce l'isola è gelida, soprattutto in prossimità della costa. I refrigeranti 19° - 20° del periodo estivo, quello più caldo, provocano una momentanea sincope al respiro quando ci si tuffa dalla barca per nuotare con i delfini. Stenelle maculate dell'Atlantico, tursiopi, delfini comuni e grampi, ci si lancia alla rincorsa di queste magnifiche e schive creature, che scappano al minimo rumore. Ma la visione è ipnotizzante. Il mare dal blu intenso, si agita del nuoto sincronizzato dei cetacei, quelli più piccoli, che condividono lo spazio con i parenti più grandi, i giganti del mare. Capodogli, balene di Sowerby, ogni stagione ha i suoi abitanti, ospiti preziosi che arricchiscono queste acque di una vita marina straordinaria. Non è permesso nuotare con le balene, le regole di distanza e di traiettoria sono rigide ed inappellabili. Dalla torretta di avvistamento arriva la notizia dell'identificazione. La barca parte immediatamente, e la scena di una mamma capodoglio con il suo piccolo che solcano le superficie è impagabile. Quando l'adulta s'immerge nelle profondità per pescare, il piccolo viene lasciato alla cura di altri esemplari della specie, in una sorta di baby-sitteraggio che sottende ad una rete di solidarietà sociale di gruppo. Allora si sta lì, nell'attesa dei quaranta minuti che trascorreranno per la riemersione, nell'attesa del ripetersi del rito della splendida coda che appare in tutta la sua stupefacente bellezza nella discesa verticale. L'attesa, quella che si sperimenta a diverse miglia di distanza dal porto, in mezzo alle onde turbinose dell'Oceano, sotto il sole implacabile e in balia del vento impietoso. Esercizio di pazienza, che diventa la virtù dei forti, quelli disposti a sacrificare tutti i bisogni primari pur di realizzare un sogno, immergersi faccia a faccia con uno dei grandi predatori degli abissi. E il premio alla tenacia e alla perseveranza dell'abnegazione è l'incontro ravvicinato con la verdesca, lo squalo azzurro, che si avvicina dappresso a puntare, annusare, sfiorare i subacquei ipnotizzati dalla leggiadria e dall'eleganza di questi curiosi e magnifici animali senza paura. Ore trascorse in barca, per raggiungere una montagna sottomarina in mezzo al nulla, Princess Alice, la principessa Alice, alla cui corte il volo planato di decine di mobule circonda gli ospiti invitati alla festa, accogliendoli con una danza ipnotica e onirica. La sera, all'imbrunire, la piazza del centro di Madalena si anima di avventori seduti ai tavolini del bar. Sorseggiano un bicchiere di vino locale e osservano silenziosi gli stranieri di tutte le provenienze arrivati fin qui per stupirsi ed emozionarsi della straordinaria biodiversità dell'isola di Pico. Sembrano timidi, poco socievoli. Ma piano piano si avvicinano. Sanno che la comunicazione è difficile, non tanti parlano o capiscono una lingua così difficile. Bastano poche parole, un "obrigado" o un "volte sempre", meglio di niente! Se no è a gesti che si colma il divario d'incomunicabilità, con quel linguaggio universale che travalica i confini e mette fine agli imbarazzi. Quella comunicazione che qui, alle Azzorre, parla il linguaggio universale della natura, con i virtuosismi di un vocabolario colto e raffinato, fatto di sfumature semantiche di specie rare che planano nel cielo e nuotano in queste acque di sensazionale ricchezza e di straordinaria unicità.

 

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