Materiali dalla Polinesia Francese


::Luglio 2011::

Polinesia francese

Arcipelago delle Tuamotu - Le mante di Tikehau

Tikehau é selvaggia, autenticamente "polinesiana". Neanche i cani qui sono addomesticati e fanno paura quando si mettono all'inseguimento di quelli che vanno in bicicletta o a piedi per le stradine sterrate del villaggio Tuherahera. I ritmi di vita sono naturali, tranquilli. Il tempo é scandito dalle semplici attività di tutti i giorni, dal rito quotidiano della spesa nel negozietto di alimentari, alla capatina nella boulangerie per prenotare in largo anticipo le baguettes sfornate alle cinque della sera. Gli orari dei pochi esercizi commerciali e della posta sono esposti in bella vista di fianco alle porte d'accesso e regolano i modi e i tempi della socialità della piccola comunità. Così si commentano gli avvenimenti del giorno in fila davanti all'ufficio postale o al municipio, si attende il proprio turno per effettuare chiamate dall'unica cabina telefonica, si ri
de e si scherza seduti a guardare la gente che passa. E si saluta sempre tutti. Ia orana, Bonjour! Il terreno accidentato e arido, di origine corallina, punteggiato dagli alberi del pane e rallegrato dai colori sgargianti degli ibiscus e delle bouganville, non permette l'agricoltura. Le rare verdure appaiono in vendita in concomitanza con l'arrivo dei rifornimenti da Tahiti. Ma i paumotu, gli abitanti delle isole Tuamotu, si sono ingegnati e hanno creato piccoli orti coltivati a ridosso dei fare, le case tradizionali, scavando pozzi profondi che raggiungono le falde freatiche per l'approvvigionamento dell'acqua dolce, scarsa sugli atolli. Meglio se la cavano per il proprio sostentamento con la produzione della copra, ricavata dalle noci di cocco essiccate da cui si estrae l'olio di Monoi segreto di bellezza delle vahine polinesiane, e dalla pesca, attività redditizia alla base dell'economia locale.
Riuscire invece a scovare i cassonetti per la spazzatura, qui come nelle altre isole sorelle, é un'impresa. E' vero che a Tikehau c'é un primo tentativo di raccolta differenziata grazie ai due bidoni per la carta e per la plastica collocati davanti al minimarket, ma non ci si può esimere dal notare rifiuti e immondizia sparsi un pò ovunque. E' il problema insoluto delle discariche e del trattamento delle acque di scolo, che ancora affligge la Polinesia francese, con lo sconcertante rischio di inquinamento non solo estetico dello splendido assetto naturale.
Natura di selvaggia prorompenza. Il maraamu, l'aliseo di sud-est che soffia impetuoso da giugno ad agosto, ingrossa le acque dell'oceano che lambisce spiagge di sabbia rosa. Sull'altro versante la laguna. E' circondata dalle strisce frastagliate della barriera corallina dell'atollo, trasformate dagli agenti atmosferici in incantevoli motu (isolotti corallini) sulle cui palme da cocco nidificano le sule dalle zampe rosse. La lagune appare come un'abbagliante piscina naturale e nasconde gioielli preziosi. Ad esempio il sito della Ferme Perlière, che si ammanta ancora del nero lucente e del bianco madreperla. Non sono più però i riflessi cangianti delle perle nere, esaurite dopo la chiusura della coltivazione delle ostriche per il crollo del prezzo di mercato, bensì quelli della livrea delle mante. Nella luce lattiginosa del cono d'acqua di pochi metri di profondità, le mante volteggiano con le bocche spalancate per farsi liberare dei parassiti dai pesci pulitori nella stazione di pulizia. Sono imprigionate dal basso dai subacquei immobili sul fondo sabbioso, e dall'alto dagli snorkelisti che le osservano rapiti. Compiono una danza a giri concentrici, con il movimento lento e maestoso delle ali pettorali, la cui apertura raggiunge i quattro metri. E' uno spettacolo magico e surreale, che ipnotizza come fosse un incantesimo.
La laguna e l'oceano confondono le loro acque in un unico punto, la Passe de Tuheiava, che Jacques Cousteau definì quella con la più alta densità di pesci di tutti gli atolli del pianeta. Ed é ancora più vero se si aggiunge la varietà. A Tikehau può apparire tutto in qualsiasi momento, a sorpresa. Squali martello (Sphyrna Mokarran) sul pianoro, squali dalle punte argentee (Carcharhinus Abimarginatus) nel blu, squali grigi di reef (Carcharhinus Amblyrhynchos) in rapide puntate, squali nutrice che stazionano sotto le grotte e squali pinna bianca che pattugliano il fondo sabbioso. E poi polpi, murene, barracuda, pesci rana giganti, sogliole tropicali e aquile di mare. Quando i delfini si annunciano con i loro vocalizzi a ultrasuoni, si scende in acqua e ci si fa trascinare dalla corda della barca con la faccia in giù per godersi lo spettacolo pirotecnico dei loro guizzi scattanti. Tikehau é una soddisfazione per gli occhi ed é continuo stupore. Ed una tale abbondanza di vita é dovuta anche al fatto che l'isola é meno conosciuta ed affollata da sub delle sue sorelle più famose.
L'alba inonda di riflessi metallici i coralli affioranti dalla bassa marea. Il marito della proprietaria della pension Tevaihi, a gestione familiare, é di poche parole, discreto e si muove lentamente. Si accovaccia vicino ad uno specchio d'acqua incastonato tra le rocce emerse. Sta liberando una piccola tartaruga per riportarla nel suo ambiente naturale. Apre una noce di cocco con il machete e ne offre il latte dissetante ai suoi rari clienti, che indulgono alle prime luci del giorno sulla veranda del bungalow di fronte al mare. E, senza necessità di troppe parole, li omaggia di una manciata di perle nere tahitiane. Gliele regala, gliele dà gratis, senza aspettarsi niente in cambio. E' il suo saluto prima della partenza, é il suo modo di ospitare, di esprimere la sua cultura dell'accoglienza, con un souvenir. Un souvenir per ricordo.
E sarà un ricordo indelebile.
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