Costa
Rica Parque Nacional Isla del Coco
L'isola
di Jurassic Park
::aprile 2010::
Jurassic.
Nel linguaggio comune, l'aggettivo giurassico é utilizzato nel
suo significato figurato. E' sinonimo di obsoleto, superato, nell'accezione
più diffusa di primordiale, preistorico.
La narrazione letteraria e cinematografica di un parco divertimenti dove
risorgono i dinosauri dall'estinzione e sfuggono al controllo dell'uomo,
é ambientata in un luogo del mondo che di quella espressione "giurassica",
invalsa ai più, ne é la quintessenza.
E così che il film di Spielberg si apre con la panoramica dall'alto
di una foresta lussureggiante, impenetrabile, oscurata dalle nuvole. Inaccessibile,
quasi inquietante. Un angolo del pianeta impervio, lontano anni luce dal
mondo conosciuto.
L'isola di Jurassic Park. Isla del Coco. Una naturaleza selvaggia,
indomabile, indomita.
Primordiale, perché é rimasta come quando tutto ebbe inizio.
Perché qui la natura é padrona indiscussa, con i suoi cicli
di vita e di morte.
Primitiva, perché non é popolata dai dinosauri bensì
dagli animali che gli sopravvissero, le creature viventi più antiche
della storia dell'umanità: gli squali. I temuti predatori al vertice
della catena alimentare pattugliano minacciosi le acque territoriali che
circondano l'isola, al punto da spedire in avanscoperta un grosso esemplare
della specie Galeocerdo cuvier (più comunemente conosciuto
come Squalo tigre). Curioso e consapevole della sua forza e della sua
imbattibilità, affianca sfrontato il dinghy dei rangers
del Parco marino in giro di ricognizione, provocando un prevedibile moto
di sbigottimento e una percettibile sensazione di allerta!
Sono loro, gli squali, i padroni assoluti dell'isola del Jurassico e gli
altri, tutti gli altri, semplici ospiti accettati di malavoglia. A volte
ostentatamente rifiutati. E' la legge della natura.
Isla del Coco si staglia nel bel mezzo dell'Oceano Pacifico a trecento
miglia dalla costa occidentale della Costa Rica. I trenta chilometri quadrati
di estensione consistono in fitta giungla tropicale, che affonda prepotentemente
le sue radici alle pareti di roccia scoscese, attraversate da alte cascate
d'acqua che si tuffano direttamente in mare.
La più grande isola oceanica del mondo è disabitata, fatta
eccezione per la stazione dei rangers situata a Bahia Wafer.
Una ventina di volontari si danno il cambio ogni mese. Esistono lunghe
liste d'attesa prima di ottenere il permesso di soggiornare sull'isola
allo scopo di salvaguardarne l'ecosistema. Isla del Coco, infatti, é
stata istituita Parque Nacional protetto nel 1978 e l'Unesco
l'ha dichiarata Patrimonio Naturale dell'Umanità nel 1997.
Molte leggende contribuiscono ad incrementare il mito di un'isola del
tesoro, avvolta di fascino e mistero. Come la storia tramanda, un ricco
bottino, il tesoro di Lima, sarebbe stato seppellito qui, nelle viscere
della terra, da una banda di pirati nel 1821. Malgrado migliaia di spedizioni
siano state organizzate seguendo le fumose indicazioni di vecchie mappe
e sull'onda di racconti che favoleggiavano della loro veridicità,
mai alcuna ricchezza é stata riportata alla luce. L'endemismo di
flora e fauna fanno di Coco un altro gioiello di biodiversità del
piccolo stato centroamericano, tanto che il grande pioniere dei mari Jean
Jacques Cousteau l'ha definita "l'isola più bella del mondo".
Alcune specie forestiere sono state introdotte da coloro che invano hanno
tentato l'impresa di colonizzare l'area. Il risultato è stato disastroso,
e il progetto di "Erradicación de especies exóticas
invasoras" persegue il fine di limitare i danni provocati
dalla presenza nociva di animali domestici come maiali e ratti che insidiano
il patrimonio naturalistico dell'habitat.
E non meraviglia che in un luogo del mondo dove niente é addomesticabile,
il concetto di "domestico" (dal latino domus, casa) non trova
dimora. Qui l'insediamento
umano si scontra con un'ostilità impietosa. Le forze della natura
la fanno da padrone. Isla del Coco riceve settemila millimetri di precipitazioni
annue, é investita da violenti acquazzoni che riversano in acqua
fango e terra trasformando l'Oceano in una marea marrone in pochi minuti,
anche a causa del lento processo di sradicamento forestale e conseguente
erosione del terreno, cui tentano di porre rimedio i guardaparco con i
loro pochi mezzi. Venti furiosi e tempeste tropicali improvvise rendono
il tempo dell'isola imprevedibile, soggetto a repentini cambiamenti. In
un solo giorno, il clima può mutare svariate volte di seguito.
Solo ciò che é selvatico in sé, ha sede qui.
E soprattutto Coco é stata dichiarata Area de conservacion
marina per la straordinaria presenza di specie oceaniche e l'abbondanza
di pesce pelagico che vive nelle sue acque. Definita la
Galápagos costarricense, i suoi fondali di origine vulcanica
danno vita ad un paesaggio lunare. Il mondo sommerso dell'area di Coco
é caratterizzato da faraglioni rocciosi, vere e proprie montagne
sottomarine, pattugliate da inquieti squali pinna bianca che ne lambiscono
le pendici, trasportati dalla risacca impetuosa. La sospensione limita
la visibilità e avvolge il panorama di scarsa luce lattiginosa
che rende l'atmosfera offuscata, ovattata. Niente colori sgargianti, niente
tripudio di reef corallini o alcionari che ondeggiano nella corrente.
Il fenomeno del Niño ha provocato il deperimento delle
madrepore e lo sbiancamento, bleaching, degli altri organismi
del reef a causa dell'aumento eccessivo della temperatura dell'acqua.
In compenso, ovunque, i grandi ricci dai lunghissimi aculei sbucano da
ogni anfratto, ad ammonimento dei temerari che si aggrappano alle rocce
per non essere trasportati via dalle maree.
Ultimo dei santuari del Pacifico, situata nel triangolo d'oro degli squali
con le isole Galápagos e l'isola Malpelo, Isla del Coco é
a rischio anche sott'acqua. Difenderla dai pescatori dei palamiti, che
catturano gli squali martello per reciderne la pinna dorsale da commercializzare
in Oriente, é impresa ardua. Greenpeace denunciò tale scempio
con un'incursione in acque territoriali costaricensi e mostrò al
mondo il massacro di questi animali, riuscendo a filmare dal tetto di
un improbabile deposito nella città costiera di Punta Arenas centinaia
di squali razziati. I rangers di Bahia Wafer, forniti di un unico gommone,
possono così soltanto sperare nell'aiuto occasionale e fortuito
di qualche miliardario che attracca nella baie dell'isola, munito di elicottero
in grado di localizzare i pescherecci di frodo. O può fare affidamento
sulle barche dei subacquei che partono per questa avventura estrema a
realizzare il sogno di vedere formazioni di squali martello che si materializzano
davanti ai loro occhi. Ma gli squali sono sempre, inesorabilmente meno.
Solo la mano violenta dell'uomo, spinta da bieche motivazioni commerciali
di profitto, ha violato questo paradiso. Ma niente e nessuno é
mai riuscito a domare un universo così selvaggio, fiero e irriducibile.
Qualcuno proverà a distruggerlo, ma, come nel romanzo di Michael
Crichton, la natura si ribellerà alla coercizione. E ne saranno
tutti travolti.
Paola
Ottaviano
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